L’inquinamento luminoso: un problema sottovalutato

Quando si parla di inquinamento, la mente corre subito a emissioni di CO2, plastica negli oceani o smog nelle città. Tuttavia, esiste un’altra forma di inquinamento meno visibile e spesso ignorata: l’inquinamento luminoso. Questo fenomeno, determinato da un’eccessiva o scorretta illuminazione artificiale, altera profondamente il naturale ciclo del buio, con ripercussioni significative sulla biodiversità, sulla salute umana e sul paesaggio culturale.

Il problema nasce principalmente da impianti di illuminazione pubblica e privata mal progettati, che disperdono la luce in modo incontrollato. In molte città, le luci artificiali sono sovradimensionate e poco efficienti, illuminando verso l’alto o in orizzontale anziché solo dove necessario. Questa dispersione non solo spreca enormi quantità di energia, ma contribuisce alla scomparsa del cielo stellato e altera gli equilibri ecologici.

Cieli bui in Italia e in Piemonte

L’Italia è tra i Paesi più colpiti da questo problema a livello globale. Secondo i dati dell’Atlante mondiale dell’inquinamento luminoso, il 99% della popolazione italiana vive sotto un cielo alterato dalla luce artificiale. In molte città e aree urbane, il cielo notturno è così illuminato da rendere impossibile la visione della Via Lattea. Il Piemonte non fa eccezione: la Pianura Padana e le grandi aree urbane, come Torino, generano un intenso bagliore notturno che si estende ben oltre i confini metropolitani, compromettendo anche le zone montane e i parchi naturali.

Le aree alpine piemontesi, che rappresentano un patrimonio naturale di inestimabile valore, stanno subendo un’erosione progressiva della loro oscurità notturna. Questo fenomeno impatta non solo la fauna selvatica, ma anche le comunità locali che potrebbero sfruttare il cielo notturno come risorsa turistica e culturale. Alcune zone più remote, come parti dell’Alto Piemonte e alcune valli montane, conservano ancora cieli bui, ma sono minacciate dall’espansione dell’illuminazione urbana.

Secondo la ricerca “Light Pollution, Circadian Photoreception, and Melatonin in Vertebrates” pubblicata nel 2019 su Sustainability, rivista dell’editore svizzero MDPI, l’illuminazione artificiale notturna è data per il 50% dalle aree industriali e, in secondo luogo, da quella interna dovuta non solo a schermi, ma anche alle luci a LED che, avendo un consumo energetico ridotto, vengono tenute accese molto più facilmente e a lungo. L’inquinamento luminoso sta aumentando a un ritmo medio superiore al 2% all’anno in termini di area illuminata e intensità. Si tratta di un fenomeno dalla portata davvero significativa, soprattutto se si pensa che la luce artificiale diretta nelle aree urbane più estese può arrivare fino a 150 lux, circa 1000 volte una notte con luna piena.

Gli impatti dell’inquinamento luminoso

L’inquinamento luminoso non è solo una questione estetica o astronomica: ha effetti concreti su diversi aspetti della vita quotidiana e dell’ecosistema.

  • Ambiente e biodiversità: Molte specie animali dipendono dal ciclo naturale del giorno e della notte per la loro sopravvivenza. Uccelli migratori possono essere disorientati dalle luci artificiali, finendo fuori rotta o collidendo con edifici illuminati. Gli insetti impollinatori, come falene e api notturne, subiscono alterazioni nei loro comportamenti riproduttivi e alimentari, con impatti negativi su interi ecosistemi. Anche piante e alberi risentono dell’illuminazione artificiale notturna, subendo squilibri nei ritmi di fioritura e crescita.
  • Salute umana: L’alterazione dell’oscurità incide anche sul benessere delle persone. La produzione di melatonina, un ormone essenziale per il sonno e la regolazione dei ritmi circadiani, è inibita dall’esposizione alla luce artificiale notturna. Questo può portare a disturbi del sonno, aumento dello stress, problemi metabolici e maggiore predisposizione a malattie cardiovascolari.
  • Consumo energetico: L’illuminazione pubblica e privata rappresenta una delle principali voci di consumo energetico. L’uso inefficiente della luce artificiale comporta sprechi enormi, contribuendo alle emissioni di CO2 e all’impatto ambientale del settore energetico. Una migliore progettazione illuminotecnica potrebbe ridurre notevolmente questo impatto.

cieli bui

 

Cieli bui nelle iniziative del GAL Escartons e Valli Valdesi

Consapevole della necessità di affrontare il problema, il GAL Escartons e Valli Valdesi ha avviato negli ultimi anni diverse iniziative per promuovere la consapevolezza sui cieli bui e sull’importanza di ridurre l’inquinamento luminoso.

Due progetti in particolare si inseriscono in questa visione: STARLIGHT e DarkerSky4CE.

Il progetto STARLIGHT: valorizzare i cieli bui come risorsa turistica

Conclusosi recentemente, il progetto STARLIGHT, finanziato dal programma Erasmus+, si è focalizzato sulla formazione di giovani e professionisti del settore turistico per sviluppare competenze nell’astroturismo. L’idea alla base era quella di trasformare la valorizzazione dei cieli notturni in un’opportunità economica per le comunità locali, attraverso nuove esperienze turistiche incentrate sulla bellezza del cielo stellato. Il progetto ha coinvolto diverse realtà europee, evidenziando come un turismo consapevole possa integrarsi con la conservazione ambientale e lo sviluppo locale.

Elisabetta Cayre, guida turistica in Val di Susa e formatrice delle guide escursionistiche, ha partecipato attivamente al progetto Starlight, che le ha permesso di approfondire il tema dell’inquinamento luminoso: “come guida ambientale escursionistica, mi trovo spesso a illustrare argomenti legati alla natura. Le stelle, da sempre, ci affascinano e ci rimandano ad antiche leggende, toccando le nostre corde più profonde. Sapere che questo valore è messo in pericolo da una subdola forma di inquinamento è frustrante”. Ma la consapevolezza sta crescendo, e questo anche grazie alla formazione e alle azioni di sensibilizzazione sul territorio. Una di queste è proprio un corso di aggiornamento per guide sul tema dell’astroturismo che Elisabetta terrà per Engim Chieri, facendo apprendere agli operatori del settore una modalità di scoperta dei luoghi attraverso l’osservazione del cielo.

A partecipare al progetto Starlight è stata anche Cristina Pidello, che in Val Pellice gestisce il campeggio Il Glomere, circondato da una faggeta: “è un luogo molto buio e per questo ho preferito non aumentare la luminosità notturna, informando gli ospiti. Il Comune si era offerto di riparare il lampione di ingresso della struttura che sarebbe poi rimasto sempre acceso, ma ho chiesto cortesemente che non lo facessero: l’attività è aperta solo alcuni mesi dell’anno, e volevamo evitare che la nostra presenza in quel luogo impattasse troppo con l’ecosistema naturale circostante”.

DarkerSky4CE: una nuova sfida per il futuro

Con DarkerSky4CE, il GAL prosegue il suo impegno nel promuovere soluzioni all’inquinamento luminoso. Il progetto, finanziato dal programma Interreg Central Europe, si concentra sulla riduzione degli sprechi energetici dovuti all’illuminazione artificiale e sulla creazione di strategie di gestione della luce notturna. L’obiettivo è coinvolgere amministrazioni locali, imprese e cittadini in un percorso di consapevolezza e azione concreta, sviluppando modelli di illuminazione più sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Attraverso collaborazioni con enti di ricerca e partner internazionali, il progetto mira a promuovere nuove linee guida per la riduzione dell’inquinamento luminoso.

Verso un futuro più buio (e più consapevole)

Difendere i cieli bui non significa tornare al passato, ma trovare un equilibrio tra innovazione e sostenibilità. L’inquinamento luminoso è un problema affrontabile con buone pratiche di illuminazione, regolamenti adeguati e una maggiore sensibilizzazione pubblica. Il GAL, con i progetti STARLIGHT e DarkerSky4CE, dimostra che preservare il cielo notturno non è solo una questione astronomica, ma un’opportunità per il turismo, l’ambiente e la qualità della vita delle comunità locali. Adottare strategie di illuminazione più responsabili significa ridurre gli sprechi, migliorare la salute pubblica e restituire alle nuove generazioni la possibilità di ammirare un cielo stellato incontaminato.

“Oggi siamo meno abituati a riconoscere le costellazioni, a distinguere gli odori e a percepire i suoni della notte” sottolinea Marianna Inuso, giovane partecipante del progetto Starlight. “Non è necessariamente un pericolo, ma è una perdita. Si può sopravvivere, certo, però la notte rappresenta metà della vita, e vorrei poter viverne a pieno il buio”.

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